Al mercato del pesce di Bergen, l’aria salmastra penetra le narici e irrita la gola. Sotto i tendoni vermiglio, il pescato sulle bancarelle è fresco, appena arrivato dallo scrigno del mare: che anche oggi ha dispensato i suoi tesori prelibati.
Persone di ogni ceto ed età, sono qui, nella piazza di Fisketorget, a pochi passi dal Bryggen, concentrati e contrattanti, per comprare le prelibatezze che i pescherecci hanno catturato nelle prime ore del giorno: sono giunti da poco, solo il tempo di scaricare e consegnarle ai titolari delle rivendite autorizzate.
Eh, sì: perché per poter stare qui nel mercato del pesce di Bergen serve una licenza. Non è facile entrare nell’élite di chi per trecento anni ha reso questo luogo un simbolo della città anseatica, l’ha sfamata, l’ha fatta ricca e prosperosa. E oggi dà lavoro a studenti immigrati che qui arrivano per fare un mestiere e guadagnarsi un futuro.
Molti sono italiani, ragazzi Erasmus che hanno scoperto un mondo e ne sono rimasti affascinati, tanto da tornarci anche a scuola finita: “Flessibilità, certezza delle regole, una vita diversa, dalle prospettive sicure”. Ecco cosa li attrae, ecco cosa li porta a servire col sorriso sulle labbra la gente che a ogni istante aumenta e si ruba l’ombra delle tende rosse.
Cammino tra loro, ascoltando e imparando i nomi e i colori del pescato nel mercato del pesce di Bergen: gamberetti, granchi reali giganteschi, salmoni rosei. Più in là trovo anche la balena, il baccalà e lo stoccafisso. “Se vuole abbiamo anche il caviale – mi dice un ragazzo –: c’è quello classico di color nero e quello bianco, artico”.
Declino con un sorriso, lascio i tendoni vermiglio e il loro odore pregnante, ed esco nel sole accecante: i suoi raggi cadono obliqui sulla piazza di Fisketorget. E la accendono come fuoco.
Prima di attraversare la strada e abbandonare il girone infinito del mercato del pesce di Bergen, noto altre bancarelle: vendono frutta e verdura, fiori freschi e variopinti, qualche pezzo di artigianato locale e gli immancabili souvenir.
Anche il Fisketorget si è dovuto piegare nei secoli alle regole del commercio: è ciò che in passato era sola esclusiva dei pescatori e delle loro fatiche, oggi è anche per altri. Pure loro rendono il posto speciale per respirare l’aria salmastra della città anseatica. E rivere la sua Storia.
Per approfondire:
Wikipedia
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